Invisibile

Invisibile.
Non sempre abbiamo voglia di mostrare le ferite, semplicemente non serve, non aggiunge nulla al racconto di noi, è un passato finito, lontano, superato
Lasciano un solco dorato, questo sì, che si confonde con la nostra pelle, e si intravede, c’è ma non parla più.
Kintsugi Chiararté, tecnica tradizionale giapponese, lacca urushi e polvere d’oro puro.

Le linee dorate sono sottili, quasi invisibili su questo gres color terra, scompaiono ma ci sono; così è per noi la vita, non sempre osiamo o riteniamo di mostrare le nostre ferite, ma sappiamo esserci. Profonde, toccanti, il nostro essere vivi.

Kintsugi è una tecnica giapponese nata alla fine del 1400 in Giappone. Una tecnica non solo artistica ma che ha implicazioni filosofiche e psicologiche molto ampie, che riguardano le nostre ferite, quelle dell’anima, di come siamo capaci a rinascere ogni volta più forti e unici.

Kintsugi è una tecnica lenta, utilizza la lacca auctoctona urushi, rispetta i tempi, porta alla riflessione. È un lavoro difficile e minuzioso. Quando mi metto al tavolo di lavoro, la mia mente cambia, rallenta, spesso lavoro in silenzio, il tavolo è diverso. La mente è diversa.
Su ogni pezzo vi è una rottura, un atto che non comporta distruzione ma creazione; con la rottura creo un unico imperfetto che diventa perfetto, ricamato di fili d’oro nelle linee di frattura.

Workshop di 4 ore di tecnica moderna, Venezia, I Bochaleri, 14 luglio 2019

L’arte Kintsugi è un’antica tecnica giapponese che consiste nel riparare oggetti in ceramica mettendo in evidenza le crepe con polvere d’oro.
Nasce alla fine del 1400, sotto lo shogunato di Ashigaka Yoshimasa, in un periodo culturale e artistico molto fertile, influenzato dall’estetica wabi sabi e dalla filosofia Zen.
La tecnica originale giapponese prevede l’uso della lacca autoctona Urushi e della polvere d’oro; in occidente viene più comunemente usata la resina, perché ha costi ridotti ed è di più semplice reperibilità.

Il corso “Kintsugi, l’arte di riparare con l’oro” è aperto a chi vuole conoscere una parte di mondo giapponese, fatto di poesia e arte, di filosofia e di cerimonia del tè. È condotto da Chiara Lorenzetti, restauratrice dal 1991 presso Chiarartè, a Biella, studiosa e restauratrice di arte Kintsugi.


PROGRAMMA
-Storia dell’arte Kintsugi.
-Higashiyama bunka: la nascita della cerimonia del tè, l’Ikebana, il sumi-e, il teatro No e la produzione ceramica.
-Mushin e mono no aware, la filosofia del Kintsugi.
-Rottura, il suo significato.
-Studio di un oggetto in ceramica e sua rottura.
-Restauro Kintsugi con resina e polvere d’oro.
-Yobitsugi e maki-e, diversi approcci artistici al Kintsugi

Per Info contattare I Bochaleri
Evento Facebook

Workshop Kintsugi, Nipponbashi Matsuri 2019, Treviso, 30 giugno 2019

Kintsugi significa “riparare con l’oro”: durante il laboratorio di due ore andremo a sperimentare come questa antica tecnica giapponese, risalente alla fine del 1400, possa essere attualizzata e resa fattibile con nuovi materiali, andando a valorizzare crepe e rotture di un pezzo da restaurare.
Il laboratorio è aperto a chi vuole conoscere una parte di mondo giapponese, fatto di poesia e arte, di filosofia e di cerimonia del tè.
Porteremo a casa un oggetto in ceramica riparato con la tecnica Kintsugi e i passi per iniziare a conoscere la cultura giapponese in tutte le sue sfumature.


Il workshop comprende:
2 ore di lezione e laboratorio (dalle 15 alle 17 di domenica 30 giugno)
Una ceramica
I materiali per il lavoro della giornata, colla e polvere simil oro.
Luogo del workshop: area workshop di Papermedia, via San Nicolò 11, Treviso

Per costi e informazioni contattare gli organizzatori.
Evento Facebook

L’arte Kintsugi a OPUS IN ARTEM LOFT

OPUS IN ARTEM LOFT

è lieta d´invitarVi all´esposizione con
tele di Luca Gastaldo e opere KINTSUGI di Chiara Lorenzetti,
Giovedì, 20 giugno 2019, dalle 18.30 alle 22.30

Opus in Artem – Via Leonardo Bistolfi, 49 – 20134 Milano – Cit. 28
Info: +39 366 18 300 31

Saranno presenti entrambi gli artisti che illustreranno le loro tecniche.

La mostra sarà visibile ad appuntamento fino al 3 luglio 2019.

Gli artisti

Luca Gastaldo nasce nel 1983 a Milano. Nel 2003 si diploma al Liceo Artistico Sacro Cuore di Milano. Nel 2008 si laurea in pittura all`Accademia di Belle Arti di Brera. Attualmente vive e lavora a Lugano.

<< Una delle domande che spesso viene fatta a un artista è da dove nasce la sua ispirazione, cosa lo spinge a rappresentare certi soggetti, certe tematiche rispetto ad altre. Non credo si possa trovare una spiegazione esaustiva. Personalmente ritengo più affascinante conoscere il valore che ha l’opera per chi la realizza, se risponde solamente a un piacere estetico o se è ricerca di un significato più profondo. Le mie opere partono da situazioni vissute, luoghi da me visti, libri letti, film. I miei scorci non sono riconducibili ad un luogo preciso, reale ed unico; sono un assemblaggio fra realtà, ricordo e desiderio. Esperienze personali che attraverso il filtro della memoria desidero suscitino emozioni universali. Una situazione vissuta e lasciata sedimentare nel ricordo è come se subisse una pulizia, il tempo che passa funge da filtro, elimina tutti quei particolari che non sono fondamentali e vivi nella memoria di una esperienza. >>

“Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno, ricordare una cosa significa vederla, ora soltanto, per la prima volta” (C. Pavese)

Chiara Lorenzetti, artista-restauratrice, nasce artisticamente nel 1991 a Biella. Pratica l’arte Kintsugi sia su ceramiche di proprietà di clienti che su ceramiche di artisti ceramisti; ha creato la linea “Imperfetti”: l’artista restauratrice rompe ceramiche con difetti di cottura che i ceramisti scartano, per poi ricomporle con lacca urushi e polvere d’oro puro.

Kin: oro; tsugi: riparare; Kintsugi significa letteralmente riparare con l’oro. La tecnica tradizionale giapponese, della fine del 1400, richiede l’uso di lacca urushi, una lacca estratta dalla pianta Rhus Verniciflua, mescolata con farina di riso e tonoko (polvere di argilla) per incollare e stuccare le ceramiche. Solo alla fine di un procedimento che comporta diverse settimane di lavorazione, la polvere d’oro puro viene fatta aderire alla lacca, ottenendo un risultato molto durevole e resistente all’acqua e adatto a contenere alimenti. La filosofia giapponese che racconta l’arte Kintsugi è il mono no aware, ovvero l’empatia per gli oggetti. L’artista di Kintsugi si prende cura della ceramica rotta unendo le storie del ceramista che l’ha creata e del suo proprietario, con la finalità di ridare all’oggetto la funzione che aveva prima di rompersi. È una tecnica che accetta la fragilità, la rende preziosa ma inevitabile come passaggio della vita, nella quale ogni cosa è destinata a finire.

Un restauro kintsugi per la quaresima di Cumiana

“Buongiorno e buon anno! Mi chiamo don Carlo Pizzocaro e sono parroco (da poco) di Cumiana in provincia di Torino. La filosofia del kintsugi ha per me un fascino particolare e diventa quasi una teologia se penso a questo scorrere di oro tra le crepe di qualcosa di più povero per renderlo non solo aggiustato, ma nobilitato. È una vera immagine della redenzione: LUI si è mescolato a noi per restituirci quella immagine e somiglianza che avevamo perduto.
Mi piacerebbe per la Quaresima valutare la possibilità di utilizzare calice e patena realizzati con questa tecnica…ne ha mai realizzati?”

Restaurare un oggetto con l’arte Kintsugi tradizionale mi permette di incontrare storie nuove, metafore differenti, interessanti modi di vedere oltre.
Don Carlo Pizzocaro, parroco di Cumiana, ha visto nell’oro che copre le crepe il messaggio di Dio, salvezza e redenzione per gli umili, per la fragilità.
Il suo progetto mi ha subito entusiasmato; il nostro primo incontro è stato a Magnano, al laboratorio di ceramica dei monaci di Bose.
(Ne ho scritto qualche anno fa, se vuoi approfondire puoi trovare a questo link notizie sulle ceramiche di Bose)

Abbiamo scelto, grazie anche all’aiuto del monaco ceramista Nymal, una calice e una patena che ben si accordassero; da lì ne è nata una rottura studiata, nella continua ricerca dell’armonia artistica.
Il restauro è durato un mese e mezzo, per dare il tempo alla lacca urushi di polimerizzare, prendendosi il suo tempo lento, quello della fragilità che diventa forza: lacca urushi e farina di riso per incollare; lacca urushi e tonoko per le stuccature; kuro urushi per la prima rifinitura; bengara urushi per preparare la base per la polvere d’oro; polvere d’oro 24kt; finitura con leggera lacca urushi per protezione.

Calice e patena restaurati con kintsugi per la parrocchia di Cumiana, Torino

Per approfondire
Il blog di Don Carlo Pizzocaro “Scrivimi sul cuore”
Il profilo Instagram di Don Carlo Pizzocaro “Doncapz”
Il laboratorio di ceramiche del Monastero di Bose

KINTSUGI: ARTE TRADIZIONALE, MODERNA E METAFORA

Perché scrivo questo testo? Perchè se è vero che una metafora ha un grande valore se unita all’arte Kintsugi, conta che si usino parole corrette, termini esatti, provenienze certe, immagini che raccontino il vero e non un falso.

Da anni realizzo restauri di ceramiche e opere d’arte utilizzando la tecnica tradizionale Kintsugi, da prima che diventasse molto conosciuta e apprezzata anche in Italia. Ho studiato molto, sono stata in Giappone per imparare, non smetto mai di fare formazione; per questo vi dico “Prima di scrivere chiedete. Informatevi e scrivete notizie vere, piuttosto meno ma corrette. Così la metafora sarà ancora più forte, come forte e potente è la forza della lacca urushi, la vera preziosità dell’arte Kintsugi”

LA TECNICA TRADIZIONALE

Kintsugi, kin (oro) + tsugi (riparare), è una tecnica artistica di restauro giapponese per ceramiche che risale alla fine del 1400.
Le rotture delle ceramiche vengono incollate usando la lacca urushi, una lacca estratta dalla pianta Rhus Verniciflua, presente in Giappone.
La lacca viene estratta dalla piante nel periodo da maggio a novembre, mediante piccoli tagli sulla corteccia: da una pianta se ne estrae mediamente 200gr.
La lacca urushi viene mescolata con farina di riso o farina di grano; questa sostanza ha forti qualità adesive ma necessita di una settimana per raggiungere una buona tenuta. Una settimana in un ambiente caldo umido, detto muro.
Dopo la prima fase di incollaggio, le crepe sono stuccate con lacca urushi e polvere tonoko; di nuovo la ceramica deve essere tenuta nel muro per una settimana circa.
Questa fase di stuccatura può essere ripetuta quante volte necessita fino a raggiungere un buon grado di perfezione. E sempre, ogni volta, occorrerà rimettere la ceramica nel muro.
Terminata la stuccatura e carteggiatura, sulle linee di rottura viene applicata a pennello la lacca bengara urushi; tale lacca rossa viene usata per aumentare il tono caldo dell’oro che in seguito viene applicato.
Sulla lacca rossa, lasciata asciugare per una mezzora circa, viene depositata la polvere d’oro. Tale polvere può essere oro puro 24kt, di varia grammatura o polvere d’argento (Gintsugi, gin:argento, tsugi:riparare)

Nella fase successiva la polvere d’oro viene lucidata con cotone di seta, wata o con il dente d’orata, simile alla pietra d’agata per i doratori.
La ceramica viene messa nuovamente nel muro e lasciata per una settimana in modo che la lacca possa ancora polimerizzare e rendersi stabile.
La ceramica così restaurata è riutilizzabile per la sua funzione

LA TECNICA MODERNA

In occidente è stata inventata una tecnica moderna più semplice per rendere un effetto simile al Kintsugi tradizionale.
Tale tecnica, differente da chi la pratica, prevede normalmente l’utilizzo di resina epossidica bicomponente e polvere d’oro finto (o porporina o polvere d’ottone).
La resina epossidica asciuga in 10 minuti e il risultato è immediato.
Non conviene però sottovalutare la realizzazione di questa tecnica, resta comunque un atto artistico e come tale necessita di talento, dedizione e pratica.
Resta chiaro però che le due tecniche sono molto differenti e comportano tempo e costi molto distanti tra loro; sapere dell’esistenza delle due tecniche, quella tradizionale e quella moderna e saperle riconoscere, è il primo passo per imparare a conoscere, ma soprattutto per rispettare un’arte antica che proviene da un paese differente dal nostro.

LA FILOSOFIA GIAPPONESE

La filosofia giapponese sottesa a questa tecnica è il mono no aware, ovvero l’empatia per le cose. Quando un artigiano si appresta a lavorare su di una ceramica con un restauro Kintsugi, sviluppa una specie di innamoramento e di stima per l’oggetto che ha tra le mani. Lo studio, il lavoro, l’uso della lacca, l’oro che ricopre le crepe, sono atti di devozione per la ceramica e lo scopo è quello di permettere alla stessa di adempiere allo scopo per cui è stata creata.

LA METAFORA OCCIDENTALE

Cosa è arrivato in occidente? Prima di tutto la metafora delle crepe come ferite personali, o dell’anima, che possono essere rese migliori se trattate come talenti. Un fallimento, una caduta, un lutto, una cicatrice, restano indelebili e sono fonte di afflizione, vergogna, depressione, stati mentali alterati e negativi. Il Kintsugi, con l’oro che mette in evidenza una rottura senza nasconderla, ci porta a riflettere che ogni cambiamento è un passo in avanti, anche quando si cade.
Che se falliamo possiamo tornare a risplendere, che dal buio nasce la luce.
Sono tantissimi gli esempi che potrei fare, dagli abiti Kintsugi per disabili, alla poesia Kintsugi, dal terapia per donne pazienti oncologiche all’accostamento alla tanto amata resilienza.
Un mondo immenso, infinito quasi, di metafore incollate all’arte Kintsugi, alle volte forzatamente, altre meno.

Perché scrivo questo testo? Perchè se è vero che una metafora ha un grande valore se unita all’arte Kintsugi, conta che si usino parole corrette, termini esatti, provenienze certe, immagini che raccontino il vero e non un falso.
Da anni realizzo restauri di ceramiche e opere d’arte utilizzando la tecnica tradizionale Kintsugi, da prima che diventasse molto conosciuta e apprezzata anche in Italia. Ho studiato molto, sono stata in Giappone per imparare, non smetto mai di fare formazione; per questo vi dico “Prima di scrivere chiedete. Informatevi e scrivete notizie vere, piuttosto meno ma corrette. Così la metafora sarà ancora più forte, come forte e potente è la forza della lacca urushi, la vera preziosità dell’arte Kintsugi”

Traditional Kintsugi course: it’s the feeling that remains

Every course has its history; every apprentice entwines tales, passion, art, curiosity and, together, they create a thick fabric made of relationship and sharing.

I chose to commit part of my work as restorer to teaching; I don’t mean to colonize the world with the art of Kintsugi. But I would like to illustrate an unknown and often wrongly interpreted art. The time I dedicate is well spent, because I give my knowledge and, in turn, I receive very pleasant meetings, creative impressions and special emotions.

Teaching the traditional Japanese Kintsugi technique is challenging. It is not only about teaching the technique, but also about generating a passion in the apprentices.

In fact, Kintsugi is a wonderful and precious technique but, above all, it is a complex technique that requires good manual skills and aptitude for manual work.

The urushi lacquer, a natural resin extracted from the Rhus Verniciflua plant, besides being a very resistant, strong and water-repellent material, also has the disadvantage of having an allergenic effect through contact: if it’s not well used one risks serious and troubling skin problems.

This is the first of the hurdles an apprentice has to overcome, and the only way to do this is, first of all, to have the knowledge and, in the second place, a humble and respectful approach.

The lacquer has a delicate polymerisation process, that activates through temperature and humidity and, moreover, it requires a long time. All this is very different from our actual working habit, with its chemical materials that have fast and programmed times and that do not need our control. In turn, the lacquer needs to be looked after, to be followed step by step, every day, until it hardens and becomes ready for the next phase.

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How much time are we willing to dedicate?

This is the question I ask my apprentices, this is what I teach them and this is the added value that makes it possible to fall in love with Kintsugi.

The course “Kintsugi, the art of repairing with gold”, which just finished, has been organized together with the association “Giappone in Italia”, and held in the “Teiera Eclettica” store, in Milan, has been a very interesting experience for me. I organized the lessons in four days (four hours each), with an interval of one week. I made this in order to allow the apprentices to become familiar with the slowness of the lacquer. Each one had two ceramics on which we worked during the lessons. They had to look after them at home, checking temperature and humidity and every week they had to bring them back to the lesson in order to keep on working on them.

Instead, the materials used during the course were in common: every apprentice had to take care of them, cleaning and handling them with attention. In fact, this is my first request, on which I am very strict: respecting and cleaning the materials is equivalent to knowing how to work. A clean desk is the first step for a good job.

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Orietta, Lidia, Mara, Isotta and Helga. Five women, five different stories, above all in purpose and expectations.

From the very beginning we built a team. If someone needed help, the others helped. At some times I helped personally. Time ran very fast, perhaps too fast, among informations, attentive silences, personal stories and more than a good cup of tea, provided by Barbara, our adorable hostess.

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What will my apprentices do now? For the time being I admire their work, well-finished ceramics to which each one of them has given her personal touch. I admire their happy smiles. And I wait to see them blossom, grow and create with courage, professionalism and, before everything else, with respect for an art that comes from an antique time and a far country and of which we are just beginning to learn the profound meaning.

Corso di tecnica tradizionale Kintsugi: ciò che resta sono emozioni

Ogni corso ha una sua storia; ogni allievo intesse racconti, passione, arte, curiosità e insieme si crea un tessuto fitto, fatto di relazione e condivisione.

Ho scelto di dedicare parte del mio lavoro di artigiana restauratrice all’insegnamento; non è una scelta a cottimo, non voglio colonizzare il mondo con l’arte Kintsugi. Mi preme però raccontare un’arte sconosciuta o spesso interpretata in maniera poco corretta.
Il tempo che dedico è tempo ben speso, perché come io dono il mio sapere, così mi torna in piacevoli incontri, suggestioni creative e speciali sentimenti.

Insegnare la tecnica tradizionale giapponese Kintsugi è una sfida. Non si tratta solo di insegnare la tecnica, ma di far nascere negli allievi la passione.
È infatti il Kintsugi una tecnica bellissima e preziosa ma è soprattutto una tecnica complessa che presuppone una buona manualità e attitudine.
La lacca urushi, resina naturale estratta dalla pianta Rhus Verniciflua, ha, oltre le sue proprietà di resistenza, forza e impermeabilità, anche il fastidioso inconveniente di essere allergizzante per contatto: se non ben usata, si rischiano situazioni complicate e fastidiose alla pelle.
Questo è un primo scoglio che chi studia deve sapere affrontare e l’unico modo è, prima di tutto, la conoscenza; in secondo luogo, l’approccio umile e il rispetto.

La lacca ha tempi di polimerizzazione delicati che si attivano con temperatura e umidità dedicati; inoltre ha tempi molto lunghi. Tutto questo esula parecchio dal nostro vivere quotidiano, dai materiali chimici con tempi rapidi, programmati, che non abbisognano del nostro controllo; la lacca invece deve essere accudita, seguita passo passo, ogni giorno, affinchè indurisca e sia pronta per il passaggio successivo.
Quanto siamo disposti a dedicare il nostro tempo?
Questo chiedo ai miei allievi, questo spiego loro ed è questo il valore aggiunto che permette di innamorarsi del Kintsugi.

Il corso “Kintsugi, l’arte di riparare con l’oro” che si è appena concluso, organizzato in collaborazione con l’associazione Giappone in Italia e tenutosi presso La Teiera Eclettica a Milano, è stata per me un’esperienza molto interessante. Ho organizzato le lezioni in quattro giornate di quattro ore, distanziate tra loro di una settimana. Questo per dare tempo agli allievi di famigliarizzare con la lentezza della lacca. Ogni allievo aveva a disposizione due ceramiche su cui abbiamo lavorato durante le lezioni, da seguire a casa, controllando temperatura e umidità, e ogni settimana era loro compito riportarle per proseguire il lavoro.
I materiali di uso durante il corso erano invece comuni; ogni allievo doveva prendersi cura di pulire e tenerli con attenzione. È questo infatti la mia prima richiesta, sulla quale sono abbastanza rigorosa: avere rispetto e pulizia dei materiali è sinonimo di saper lavorare, un tavolo pulito è il primo passo per un buon lavoro.

Orietta, Lidia, Mara, Isotta e Helga. Cinque donne, cinque storie diverse, diverse soprattutto le finalità e le aspettative.
Abbiamo formato da subito una squadra, chi non riusciva veniva supportato dalle altre, io stessa ho aiutato in momenti di difficoltà. Il tempo è passato veloce, forse troppo, tra informazioni, silenzi di attenzione, racconti personali e una sempre buona tazza di tè offerta dalla deliziosa pardona di casa Barbara.

Cosa faranno ora le mie allieve? Per ora ammiro i loro lavori, ceramiche curate nelle quali ognuna di loro ha impresso il tocco personale. Ammiro i loro sorrisi felici. E resto in attesa di vederle sbocciare, crescere e creare, con ardimento, professionalità, ma, prima di tutto, con rispetto per un’arte che arriva da un tempo e un paese lontano e di cui noi, con passi leggeri, stiamo apprendendone il senso profondo.

Hiroki Kiyokawa, maestro di Kintsugi a Kyoto

Hiroki Kiyokawa è un grande maestro e artigiano di Kintsugi.
L’ho conosciuto a Kyoto durante la trasmissione televisiva Who Wants to Come to Japan 世界ニッポン行きたい人応援団 e ho imparato la sapienza, la cura del dettaglio, l’amore e la passione per la lacca.
Questo è il testo scritto da Masasi Em ( Researcher Photo&Author all of Japanese Culture History, philosophy, Shintoism Buddhism, Confucianism) che illustra il maestro, l’arte e la filosofia Kintsugi
La cultura giapponese è alimentata dalle sensibilità straordinarie di antenati alla ricerca di eccezionali abilità artigianali. Questi antenati non hanno dimenticato di tramandare alla generazione successiva lo spirito, le capacità e le speranze sviluppate mediante le loro creazioni.
In anni recenti, però, i prodotti chimici, la produzione di massa e il consumo di massa sono diventati la regola, e anche i sentimenti delle persone per le “cose” sono cambiati grandemente.
Con lo spirito e le tecniche dei metodi tradizionali vorremmo rendere omaggio al sentimento del consumatore di voler conservare i ricordi e di ereditare qualcosa che gli è caro e ne vorremmo esprimere la bellezza.

Attaverso il kintsugi, il metodo tradizionale di restaurare usando l’urushi, un esempio dell’antica cultura giapponese, speriamo di continuare a trasmettere l’innato spirito delle genti giapponesi.

Hiroki Kiyokawa, artigiano

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Hiroki Kiokawa si è occupato del restauro di santuari e templi per oltre quarant’anni. Con queste capacità e facendo buon uso di ingredienti naturali, restaura edifici, statue buddiste, oggetti smaltati, mobili antichi e opere d’arte antiche, tutti con le antiche tecniche giapponesi tradizionali.
Promuove la cultura giapponese attraverso i suoi laboratori di Kintsugi (Restaurare con l’oro) e Shitsugei (L’arte della laccatura). Dal 2017 ha accettato l’invito del centro commerciale Nihombashi Mitsukoshi, di Tokio, di tenere, quattro volte l’anno, eventi di kintsugi e di restauro di ceramiche
É stato selezionato per l’esposizione “Capolavori del Giappone” del centro commerciale e ha esposto i suoi lavori di restauro kintsugi. Ha ricevuto molte richieste da tutto il Giappone e ha restaurato numerosi oggetti preziosi.

Il significato culturale del restauro con la lacca
L’arte del restauro con la lacca si riferisce al tradizionale metodo di usare l’urushi per riparare oggetti come statue buddiste, edifici e tazze da tè. Culturalmente, ha la caratteristica storica di impiegare ingredienti e metodi iniziati durante il periodo Jomon, assieme ad altre caratteristiche giapponesi come la spiritualità nel prendersi cura degli oggetti e un’elaborata artigianalità. L’arte del restauro con la lacca è una tecnica indispensabile per la preservazione e l’eredità di proprietà culturali, incluse architetture, statue buddiste e manufatti. In particolare il metodo kintsugi di restauro di tazze da tè ha visto crescere l’interesse all’estero dalla fine dell’epoca moderna a oggi.

In effetti, una tazza da tè Raku rossa (“Seppo”, realizzata da Koetsu Honami nel periodo Edo, Hatakeyama Memorial Museum of Fine Art), restaurata con kintsugi, e una tazza da tè in celadon (“Bakohan”, Tokyo National Museum), riparata con graffe kasugai, sono state designate come Important Cultural Properties (NdT: proprietà culturali di particolare importanza per il popolo giapponese). Anche la tazza da tè “Hayabune”, del ceramista Chojiru Raku (periodo Momoyama, Hatakeyama Memorial Museum of Fine Art) e il vaso a fiori celadon con orecchie Fenghuang (Kuboso Memorial Museum of Arts, Izumi, Prefettura di Osaka),Tesoro Nazionale, sono stati restaurati mediante il kintsugi.

Usare il talento per rigenerare qualcosa mescolandolo a ingredienti naturali e creando una nuova bellezza è l’espressione per definire il significato culturale e il valore dell’arte del restauro con lacca.

Kintsugi (unire con l’oro) è un’antica tecnica tradizionale di restauro di rotture e sbeccature nelle ceramiche con urushi (lacca giapponese). Le ceramiche sono create con terra di montagna, un materiale naturale, e, similmente, il processo di restauro utilizza l’urushi raccolto da alberi, anch’essi naturali. Con l’aggiunta di ingredienti come la polvere d’oro nasce una nuova bellezza. È questo lo spirito del Giappone che ha preservato natura e cultura. È la fusione dello “spirito di proteggere e tramandare le cose” e della “tecnica tradizionale di restaurare le cose” che crea il “mondo del kintsugi”.
Il mondo dell’arte del restauro con la lacca è al livello più profondo dello spirito delle persone giapponesi riguardo alle “cose”. Molto probabilmente si potrebbe concordare sul fatto che l’attaccamento dei giapponesi agli oggetti e lo spirito del prendersene cura siano una caratteristica culturale e storica. Il termine giapponese mottainai, che indica il senso di rimorso nello sprecare qualcosa, è diventato famoso in tutto il mondo.

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Wa, lo spirito giapponese dell’armonia
L’arte del restauro con lacca e il kintsugi sono l’armonia tra tutte le cose naturali e gli esseri umani che esiste fin dall’inizio di tutto.
La cultura giapponese, nascendo col senso di unità tra tutte le cose naturali e gli esseri umani, così come anche con la consapevolezza del senso di unità tra gli uni gli altri come fondamento, è stata formata dal sincretismo di altre culture. Il “wa” giapponese è lo spirito titubante che unisce, equilibra e si sforza nella lotta tra vecchio e nuovo, tra il mantenere le tradizioni e l’essere efficienti e tra le differenze nelle culture.

I nuovi corsi di Kintsugi 2018/2019

Sapete che gli oggetti rotti riparati con la tecnica kintsugi sono esposti nelle stanze del tè prevalentemente nelle prime due settimane di autunno?
È il periodo dell’anno che preannuncia la fine del germoglio, della fioritura, pronta la natura al letargo e al declino, con i colori accesi e poi spenti. Nagori viene chiamato questo periodo, un periodo in cui le persone dimostrano una speciale sensibilità e malinconia prima del silenzio dell’inverno.

Così è il Kintsugi, una malinconia serena nel saper apprezzare ciò che di noi invecchia, che si rompe, i fallimenti, i dolori, i lutti, gli amori perduti, le invalidità che la vita riserva al nostro cammino; una malinconia serena che ci porta ad amarci per come siamo, rotti ma nuovi, unici, irripetibili e per questo degni dell’oro che ci ricopre.

Per questa fine d’anno e per il prossimo 2019, ho preparato una serie di corsi, diversi tra loro per modalità e impegno ma con lo stesso filo dorato comune, per farvi conoscere i segreti e la bellezza dell’arte Kintsugi

18 novembre 2018, 9,30- 13,30 (qui il link con i dettagli) 
La Teiera Eclettica, Milano, in collaborazione con Giappone in Italia
Corso di 4 ore di tecnica semplificata, con resina e polvere d’oro.

-24 Novembre 2018, 9,30-17,30 (qui il link con i dettagli) 
GufieAllodole, Monteveglio (Bologna)
Corso di 8 ore, un viaggio tra tecnica, arte e metafora, in compagnia di Alessandra Cacciari, medico olistico e antropologa.

-26 gennaio, 2-9-16 febbraio, 9,30-13-30 (qui il link con i dettagli) 
La Teiera Eclettica, Milano, in collaborazione con Giappone in Italia
Corso di TECNICA TRADIZIONALE GIAPPONESE.
Una volta all’anno propongo il corso di tecnica tradizionale, con lacca urushi e polvere d’oro, seguendo le antiche orme del Giappone della fine del 1400 e in uso a pochi restauratori. Il corso è aperto a tutti, richiede pazienza e dedizione.

-16 marzo 2019, 14,30-18.30 (qui il link per i dettagli)
Atelier des Pampilles, Torino,
Corso di 4 ore di tecnica semplificata, con resina e polvere d’oro.