Vanessa Ferrari, il mito.

Eh sì, Vanessa Ferrari è un mito, il mio. Ho due figli che per parecchi anni della loro vita hanno praticato ginnastica artistica a livello agonistico: conosco la fatica, il dolore, la determinazione, la forza, la paura, il coraggio e la vittoria. Il mondo della ginnastica artistica è un mondo duro, non che gli altri non lo siano, ma la ginnastica lo è di più.

Vanessa Ferrari e Chiara

Avere incontrato Vanessa come membro del Toyota Team è stata per me una grandissima soddisfazione personale, avendola sempre seguita in gara, così come, purtroppo, nei suoi numerosi infortuni. Infortuni da cui Vanessa si è sempre rialzata ed è su questi infortuni, l’ultimo, il peggiore, la rottura del tendine di Achille, che ruota l’episodio di The Unbreakable. E sono proprio le sue storie che mi hanno dato speranza.


Poco prima di incontrarla, l’8 gennaio 2020, ero parecchio afflitta da un dolore al ginocchio che da tanti anni mi perseguita, un problema molto grave che ha compromesso in parte la mia mobilità. Ogni tanto cado in una sorta di vortice negativo, non ho più voglia di muovermi, non perdo le speranze, ma semplicemente mi adagio, mi impigrisco, mi ripeto che non c’è nulla da fare e mi fermo.
Per prepararmi all’incontro, così come ho fatto con tutti gli atleti, ho letto la sua storia, gli incidenti, ricordate quando durante una gara si ruppe il tendine d’Achille? (guarda il video) Ho pianto quando l’ho visto, ma poi ho pensato: Vanessa si sta preparando per le olimpiadi di Tokyo 2020, lei ce l’ha fatta con un danno così grande, torna in pedana e io? Perché io non possa farcela?
Ho cercato un programma di fitness online; da allora quasi ogni sera mi alleno, il mio quadricipite ha ripreso cm, non tanti, ma lo controllo. Piccole cose, grandi risultati emotivi.

L’8 gennaio faceva freddo, partenza da Milano presto per essere a Brescia alle 8, -5 e la galaverna, ma l’entusiasmo ha superato tutto.
Porto a casa gli amici incontrati, l’autografo sul body di mia figlia Francesca, sentimenti forti ad ascoltare la storia di Vanessa, la consapevolezza, dopo tre episodi girati, che questo progetto è davvero unico e speciale e io sono davvero fiera di esserne parte.
Io, con il mio restauro Kintsugi che narra le rotture guarite, impreziosite d’oro.


Simona Quadarella, la campionessa

-Simona Quadarella (Roma, 18 dicembre 1998) è una nuotatrice italiana specializzata nello stile libero, medaglia d’oro nei 400 m, 800 m e 1500 m stile libero ai Campionati europei di Glasgow 2018; medaglia di bronzo nei 1500 m stile libero ai Campionati mondiali di Budapest 2017; esattamente 2 anni dopo, ai Campionati mondiali di Gwangju 2019, ha conquistato la medaglia d’oro nei 1500 m stile libero, stabilendo inoltre il record italiano precedentemente posseduto da Alessia Filippi. conquistando anche la medaglia d’argento nella gara degli 800 m stile libero. È stata inoltre medaglia d’oro nei 1500 m stile libero ai Campionati mondiali giovanili di Singapore 2015.

È bicampionessa e detentrice dei relativi record della manifestazione sulle distanze degli 800 m e dei 1500 m stile libero conseguiti all’Universiade di Taipei 2017.

È la prima nuotatrice italiana ad aver vinto una medaglia d’oro ai Giochi olimpici giovanili estivi di Nanchino 2014 negli 800 m stile libero.

È bicampionessa ai Campionati europei giovanili di nuoto di Dordrecht 2014 negli 800 m e nei 1500 stile libero.- (fonte Wikipedia)

La pagina ufficiale di Simona Quadarella

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Simona Quadarella, la determinazione

Secondo giorno di riprese, Roma, Guido Reni District. 23 Dicembre, a un passo dal Natale. L’incontro con Simona Quadarella è una piacevole sorpresa, davanti a noi una donna cresciuta, con le idee chiare, con una determinazione che emoziona.

Il mio ruolo è breve, mi trucco, vesto, cammino nei miei sandali di legno e consegno il Doroppu, l’opera che ho restaurato con l’arte Kintsugi, a Simona. Ma è un ruolo che mi regala molto, quei passi che devo fare, il silenzio intorno dopo il ciack, il legno che sbatte, lo sguardo fisso nei suoi occhi, uno sguardo che mi incanta per la forza che emana.
Ci guardiamo, viene naturale sorridere e quasi ci commuoviamo, si arriva a capire che non è solo un’opera d’arte, ma è la stessa vita, quella che Simona ci ha regalato, i suoi cocci fragili ricostruiti, più forti, come l’oro.

Il 23 dicembre, basta poco ed è Natale ma quest’anno, siamo nel 2019, proprio del Natale non ne sentivo il profumo, forse la neve, forse il lavoro, mancava qualcosa. Saluto tutti quanti, mi mettono in treno qualche ora prima, non vogliono farmi perdere la vigilia a casa e in un treno poco affollato, decido di capire chi sono le persone con cui sto lavorando, la casa di produzione Bedeschi Film ; Giovanni Bedeschi sa governare tutti quanti con poesia e fermezza. C’è qualcosa in lui che mi colpisce, qualcosa che si legge dentro, di buono, di sincero.
Qualcosa che trovo, mentre viaggio verso casa, nelle righe del film da lui scritto e diretto: Pane dal cielo

E mentre guardo scorrere le scene, ne ascolto la musica , “Ora- mi dico- ora è davvero Natale”
Grazie a Simona per essere stata la mia stella cadente.

Gabriele Detti, l’incontro e il mio compleanno

“Vorresti fare la comparsa di te stessa?” è stata la richiesta insolita e curiosa che mi è stata rivolta dalla casa di produzione Bedeschi film per le riprese di The Unbreakable.
Interpretare me stessa, la restauratrice di arte Kintsugi, indossando un samue -tipico kimono da lavoro giapponese- e gli geta – tipici sandali in legno e stoffa- non era nei miei piani. Avevo pensato di assistere alle riprese, non certo di farne parte!

Ma come sempre, una volta vinta la paura – di sbagliare, di essere non adatta al ruolo di attrice- la strada poi corre veloce.
E il 19 dicembre, il giorno del mio compleanno, ho avuto l’onore di incontrare Gabriele Detti, il primo degli atleti del Toyota Team.

Gabriele Detti e Chiara Lorenzetti

Confesso che non interessandomi di nuoto, non conoscevo Gabriele; è stata una bella scoperta, un ragazzo dolce, attento, umile. Ha saputo dare tanto, raccontando la sua storia, una disavventura che avrebbe potuto rovinargli la carriera ma che invece, guarito, l’ha spinto a dare sempre di più. A diventare un Unbreakable, vincendo la sua fragilità.

Questa è la location dove abbiamo girato a Roma, nel Guido Reni District. Freddo e umidità ci hanno accompagnato durante tutta la giornata, ma il calore non è mancato. All’epoca ci eravamo tutti sentiti solo via mail o call e vederci per la prima volta, lavorare insieme, ascoltare le storie, con un passo leggero, senza violare l’intimità creata, è stato piano piano un legame.

Ho pochi ricordi di questo giorno, anche se ne ho vissuti tanti; era infatti il mio compleanno, mia figlia Francesca mi aveva fatto un regalo a sorpresa a Milano e ho dovuto scappare al treno per arrivare in tempo. Per cosa?
Una succosa lezione di Ramen dalla bravissima Keiko

Il mio primo giorno sul set, il mio primo giorno come attrice, il mio compleanno festeggiato con nuovi amici e con la mia famiglia: Grazie Gabriele, sei stato il tramite perfetto per una giornata indimenticabile.

Bebe Vio, l’incontro.

Quando ho incontrato Bebe Vio ero molto emozionata. E anche turbata.
Come ci si rivolge a una persona come lei? Cosa avrei dovuto dire e cosa no?
Ci sono termini da non dire a una persona che, come Bebe, ha subito amputazioni così importanti?
Eravamo tutti un po’ preoccupati, io avrei dovuto consegnarle il premio, non sapevo come lei lo avrebbe preso, non sapevo se chiederle direttamente come fare o tentare di intuire.

“Bebe, dovresti mettere il braccialetto di Toyota.”
“Aspetta, ti do la mano così lo metti tu”

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